Il segreto dei team di successo, sul lavoro come in montagna

Fin dai primi studi di Organizational Behavior negli anni ‘70 è emersa chiaramente l’importanza fondamentale del successo dei team all’interno di un’organizzazione, affinché sia possibile il successo dell’organizzazione stessa.

In tutti i contesti in cui è necessario uno sforzo di gruppo per raggiungere gli obiettivi, i team devono avere determinate caratteristiche “abilitanti” per funzionare. Verrebbe da pensare che si tratti di caratteristiche individuali, di attitudine o personalità. Ma non è così: i 3 fattori fondamentali, allora come oggi, sono una direzione chiara, una struttura forte e un contesto di supporto. A cui si aggiunge, ovviamente, il sostrato fondamentale: un mindset condiviso.

Questo è altrettanto vero in un’impresa alpinistica come M4810.

La composizione delle cordate è essenziale per il successo della cordata stessa. Un gruppo unito da una corda e rivolto verso un obiettivo alpinistico altro non è che un team indissolubile. E la riuscita del suo compito è influenzata dagli stessi fattori che si ritrovano in azienda.

Lo abbiamo visto più volte nelle uscite M4810: come quando Sabrina è rimasta indietro, decisa a tornare a valle, ed è poi riuscita a raggiungere la vetta di Punta Lechaud unendosi a una seconda cordata, insieme alla quale ha ritrovato il suo passo.

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Ma cos’è “il passo” di una cordata?

Così come per le caratteristiche abilitanti di un team, non è un elemento intrinseco, legato alla personalità o alla preparazione del singolo. È composto da una serie di elementi che caratterizzano il legame tra gli elementi del gruppo, a livello di mindset più che di corpo.

In alpinismo la sintonia del team è fondamentale: bisogna conoscere perfettamente il potenziale dei componenti di una cordata per costruire la base della sicurezza e della riuscita della spedizione. A meno che non ci si muova in alpinismo solitario, i componenti del gruppo devono sempre parametrarsi gli uni con gli altri, perché il cedimento di uno degli elementi significa la fine per l’intero team. È possibile superare minime differenze di capacità individuali, ma l’omogeneità di mindest, volontà e preparazione è fondamentale.

La divisione in due gruppi distinti per affrontare il progetto M4810 è stato un primo passo in questa direzione: la sfida deve essere uno stimolo per tutti, non un elemento di ostacolo. Bisogna allineare gli obiettivi e le differenze individuali, così da costruire un fronte comune omogeneo e coeso. Al suo interno, i team di successo potranno esprimere il massimo del proprio potenziale.

Anche le organizzazioni hanno questo doppio piano di approccio, specialmente nel Change Management: c’è una distinzione netta tra quanto deve fare il singolo e quanto è appannaggio della dimensione collettiva. Bisogna allineare questi elementi ben prima di costruire il team.

Solo quando il mindset dei singoli sarà comune, dati una direzione ben chiara, una struttura forte e un contesto che sia di supporto, il team specifico potrà superare le differenze individuali e riuscire nei suoi obiettivi più ambiziosi, instaurando un circolo virtuoso che investa anche i team circostanti.

Solo in questo modo il gruppo, tanto sul lavoro quanto in cordata, si potrà impostare su un livello medio che tenga in considerazione l’elemento più forte ma anche quello più debole, e ciascuno potrà dare il massimo verso l’obiettivo comune.

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Da quel punto in poi, la differenza la fa l’allenamento.

Bisogna preparare un programma specifico di attività che portino il singolo e i team a crescere e cambiare in modo lineare e continuo, ciascuno secondo le proprie forze. Cercare di calarsi nella realtà e costruire l’allenamento direttamente dentro al contesto (aziendale o altro che sia), in modo che diventi parte integrante del Change.

È lo stesso motivo per cui, per essere pronti alle imprese alpinistiche, non basta l’allenamento in palestra. Non esistono macchinari o corsi che possano preparare corpo e mente alle condizioni uniche della montagna. Non basta allenarsi in un contesto “sterile”, occorre costruire una readiness, individuale e collettiva, direttamente on site.

The journey

1

M

3061

Mont Fallère

Methodos - M4810 - Mont Fallère

È la prima vetta oltre i 3.000m del nostro progetto

Il Mont Fallère  si trova nelle Alpi del Grand Combin in Valle d'Aosta.

Collocato tra la Valle del Gran San Bernardo e la Valdigne, rappresenta un  ottimo ingresso nel magico mondo dei Tremila. Il Mont Fallère, situato nel cuore della Valle d'Aosta propone una vista panoramica a 360° su tutte le vette valdostane. Il tracciato non è da sottovalutare ma in definitiva non presenta che lievi difficoltà alpinistiche e solo nel tratto di cresta finale.

Saliamo in due tappe: il primo giorno fino al Rifugio Fallère; il secondo giorno arriviamo alla vetta e poi scendiamo a valle. 

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2

M

3128

Punta Lechaud

La nostra prima salita alpinistica ad una cima

La Punta Léchaud (3.128m) si trova lungo la linea di confine tra l'Italia (Valle d'Aosta) e la Francia (Savoia). Si trova a sud del Col della Seigne (2.512m) tra la valdostana val Veny e la savoiarda Valle dei Ghiacciai.

Saliamo in due tappe: nella prima giornata camminiamo da La Visaille al Rifugio Elisabetta Soldini (2.195m); nella seconda giornata salita alla punta e ritorno a La Visaille. 

Dal Rifugio si sale al Colle di Chavannes (2.603m); dal colle si deve abbandonare il sentiero segnalato che inizia a scendere nel Vallone di Chavannes, seguendo un sentiero sulla destra che attraversa in piano il ripidissimo versante orientale del Monte Lechaud. La traccia prosegue sulla destra, sempre non lontana dalla cresta del Monte Lechaud e supera un valloncello di pietrame o neve, raggiungendo l'ampia conca dove è collocato il Ghiacciaio di Chavannes. Calzati i ramponi si mette piede sul ghiacciaio salendo in diagonale verso sinistra. Dal dosso si volge gradualmente a destra puntando direttamente alla cima, che si raggiunge superando alcuni tratti di facili roccette a gradoni. Panorama vastissimo e spettacolare sul versante italiano del Monte Bianco.

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3

M

3842

Vallée Blanche

Methodos - M4810 - Vallée Blanche

Traversata a piedi del ghiacciaio del Gigante verso l'Aiguille du Midi

Benché possa sembrare una "passeggiata panoramica", la Vallée Blanche non va sottovalutata, in quanto si tratta di un itinerario che prevede l'attraversamento del ghiacciaio del Gigante. È sempre necessario farsi accompagnare da una Guida Alpina che conosca molto bene l’itinerario e sappia leggere i pericoli.

Saliamo con funivia a Punta Helbronner (3.462m), indossiamo imbrago e ramponi e ci leghiamo in cordata. 

Il primo tratto ci fa perdere quota e poi si inizia a risalire verso l'Aiguille du Midi. L'ultimo tratto prevede la risalita di crinale e cresta innevata dell'Aiguille du Midi, con arrivo a 3.842m. 

Il ritorno è con i panoramici ovetti che ci riportano a Punta Helbronner. 

4

M

4559

Monte Rosa

Methodos - M4810 - Monte Rosa

2 giorni di full-immersion sul Monte Rosa per approfondire le tecniche alpinistiche.

Il Monte Rosa o Massiccio del Monte Rosa è un massiccio montuoso delle Alpi, posto nella sezione alpina delle Alpi Pennine, lungo il confine spartiacque tra Italia (al confine tra Valle d'Aosta e Piemonte) e Svizzera, che dà il nome al supergruppo delle Alpi del Monte Rosa, composto da diversi e importanti gruppi e sottogruppi, a est del Cervino e a sud-est del Massiccio del Mischabel. È il più esteso massiccio delle Alpi, il secondo per altezza dopo il Monte Bianco, il monte più alto della Svizzera e il secondo d'Italia, nonché quello con l'altitudine media più elevata: vi appartengono 9 delle prime 20 cime più alte della catena alpina.

5

M

4061

Gran Paradiso

Methodos - M4810 - Gran Paradiso

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano.

Il Gran Paradiso è l'unica montagna di 4000m totalmente in territorio italiano. Classica e affascinante salita: dopo una prima parte su ghiacciaio, per poter raggiungere vetta con la statua della Madonna, bisogna superare alcuni semplici passaggi di roccia.

6

M

4810

Monte Bianco

Methodos - M4810 - Monte Bianco

Il Monte Bianco (Mont Blanc in francese e in arpitano) è una montagna situata nel settore delle Alpi Nord-occidentali, lungo la sezione alpina delle Alpi Graie, sulla linea spartiacque tra la Valle d'Aosta (val Veny e val Ferret in Italia) e l'Alta Savoia (valle dell'Arve in Francia), nei territori comunali di Courmayeur e Chamonix, che dà il nome all'omonimo Massiccio del Monte Bianco, appartenente alla sottosezione delle Alpi del Monte Bianco.

Con i suoi 4.808,72 m d'altezza (ultima misura ufficiale il 13 settembre 2017) è la montagna più alta delle Alpi, d'Italia, di Francia e in generale dell'Europa se si esclude il Caucaso: da qui il suo soprannome di Re delle Alpi. Condivide assieme al Monte Elbrus nel Caucaso un posto tra le cosiddette Sette Sommità del Pianeta.

Prevalentemente di natura granitica, irta di guglie e di creste, intagliata da profondi valloni nei quali scorrono numerosi ghiacciai, è considerata una montagna di grande richiamo per l'alpinismo internazionale e, da un punto di vista della storiografia alpinistica, la nascita dell'alpinismo coincide con la data della sua prima ascensione: l'8 agosto 1786.