Tempo di scelte

M4810 non è mai stato un esame, una verifica che è porta a superare i propri limiti o a restare indietro. È nato e si è sviluppato come un allenamento di mindset, un percorso che serve a superare altri esami e che non è fine a sé stesso.

Si potrebbe dire: “un piccolo passo” per Methodos, “un grande balzo” per il Change Management, per l’applicazione di metodi e regole al di fuori dei confini aziendali. Un laboratorio, forse ancor più che una palestra, dove stabilire con metodo scientifico i principi e le formule validi tanto sugli esseri umani quanto sulle organizzazioni.

Proseguendo lungo il percorso è diventato chiaro che la strada, seppur unica, sarebbe stata affrontata in modo diverso dalle singole persone. Esattamente come in qualsiasi progetto di Change, non si può obbligare qualcuno a cambiare, non si può calare dall’alto una nuova abitudine o un modo di pensare, né si può pretendere che tutti partano dallo stesso livello e raggiungano il medesimo risultato. Ciascuno è padrone della propria asticella, di posizionarla all’altezza che ritiene giusta in base a fattori interni ed esterni: finché starà più in alto di quanto sarebbe stata prima del progetto, allora il cambiamento sarà un successo individuale e di team.

M4810 ha avuto un percorso simile. Siamo partiti tutti insieme, uniti pur nelle differenze, con un chiaro obiettivo in mente, personale e aziendale. Non il Monte Bianco, che ancora era un puntino all’orizzonte, troppo vago e indefinito per essere visualizzato nella sua interezza. L’obiettivo era mettersi alla prova con una sfida più grande di noi, di ciascuno dei componenti. Erano più i dubbi delle certezze, ma in quel momento, era giusto così. E da allora, un passo alla volta, abbiamo iniziato a salire.

Un po’ ingenui, un po’ coraggiosi, ecco le prime sfide, le prime domande. Come chiedersi se sia il caso di raggiungere la vetta e il rifugio Nicola, oppure di non lasciare indietro un compagno. O quale sia il limite tra la sfida autonoma e il lavoro di squadra, in Val Masino.

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Poi arrivano le sfide esterne, con la montagna, con l’altezza. La prima ferrata, lassù, sospesi a quasi 3.000 metri in cima al Monte Fallère; il freddo e la scarsa visibilità al confine con la Svizzera, al Passo del Sempione. Il ghiaccio a Punta Helbronner, l’altitudine nella Vallèe Blanche, il dislivello in Grigna e a Punta Lechaud. A ogni sfida del gruppo corrisponde una sfida personale: ciascuno si ritrova a confrontarsi con le proprie paure, con i propri limiti.

E dopo ogni uscita, l’analisi imparziale (e inclemente), la riflessione attiva. Perché quando ci si muove su terreni inesplorati non c’è traccia da seguire, e solo un processo di errore-correzione può indicare la via. Questo ha funzionato, questo no. Tenere, buttare, modificare, migliorare. Così affina le armi chi ha fatto del cambiamento costante la propria professione. Ogni passo è una presa di consapevolezza individuale e di team, l’applicazione del concetto di “Changeability” aziendale e individuale: una goccia piccola ma costante, che spinge a cambiare abitudini, abbandonando quelle negative lungo la salita e acquisendone di nuove.

Man mano che si procede, ciascuno si trova a combattere la propria battaglia personale. Per Lilli la sfida è con il proprio corpo, con difficoltà oggettive da cui però non si lascia fermare, alzando la sua asticella per quanto difficile. Per Angelo è una scoperta progressiva di qualcosa che non aveva mai sperimentato prima. Diletta rivaluta il potere delle decisioni, che la portano più in là di quanto avrebbero fatto le sole gambe. Valentina affronta la montagna come un’estensione della meditazione, Max come una sfida di team, Alessio come lo strumento attraverso cui riflettere su se stesso come manager, Sabrina come un’emozione esplosiva che inietta direttamente nel lavoro. Anche per chi ha già visto tante vette, come Martina e Matteo, la sfida è grande e pone tanti interrogativi.

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A pochi mesi dall’epilogo di questo percorso,  ci attendono le cime più alte e le sfide più grandi; non vi è niente di certo se non che il cambiamento c’è stato, c’è e continuerà ad esserci.

Ma è il tempo delle scelte e, come spesso capita, bisogna prendere decisioni importanti in un contesto di incertezza, senza la possibilità di conoscere esattamente tutti gli sviluppi.

Sappiamo che il Monte Bianco sarà 4.810 metri di sfida. Sappiamo che non basterà l’allenamento di gruppo, servirà una grossa componente individuale per raggiungere i vari 4.000 che ci attendono. Sappiamo di non poter controllare tutte le variabili, che il rischio zero in montagna non esiste, ma che faremo tutto ciò che possiamo per minimizzarlo.

Sappiamo che siamo al giro di boa: è il momento di prenotare il rifugio e le guide che ci accompagneranno, di organizzare l’ultimo, più difficile miglio. È ora di guardarsi dentro e chiedersi: dov’è la mia asticella? Una domanda a cui ciascuno deve rispondere in autonomia.

The journey

1

M

3061

Mont Fallère

Methodos - M4810 - Mont Fallère

It is the first peak over 3.000m of our project

Mont Fallère is found in the Grand Combin Alps in the Aosta Valley.

Found between the Gran San Bernardo Valley and the Valdigne, it’s a great introduction to the magical world of the 3000s. Mont Fallère, situated in the heart of the Aosta valley, proposes a 360° panorama of all the Aosta valley peaks. Its layout is not the be underestimated, but overall it doesn’t present great difficulties, even if we need to be really careful in the final part of the ridge.

We go up in two stages: the first day up to the Fallère Hut; the second day we arrive at the summit and then we go down to the valley.

Read the story :)

2

M

3128

Pointe Lechaud

Our first alpinistic climb to a summit

Pointe Léchaud (3.128m) is located along the borderline between Italy (Valle d'Aosta) and France (Savoy).

It is located south of the Col de la Seigne (2.512m) between the Veny Valley and the Savoy Valley of the Glaciers.

We climb in two stages: on the first day we walk from La Visaille to the Elisabetta Soldini Hut (2.195m); on the second day up to the top and back to La Visaille.

From the hut we go up to the Col Chavannes (2.603m); from the hill we have to leave the marked path that begins to descend into the Chavannes valley, following a path on the right that crosses the very steep eastern slope of Mount Lechaud. The trail continues on the right, again not far from the crest of Mount Lechaud and crosses a small valley of stones or snow, reaching the wide basin where the Chavannes Glacier is located. Once we have put on crampons, we set foot on the glacier going diagonally to the left. From this point we gradually turn to the right pointing directly to the top, which can be reached by overcoming some easy rocky steps. What we see is a vast and spectacular panorama on the Italian side of Mont Blanc.

3

M

3842

Vallée Blanche

Methodos - M4810 - Vallée Blanche

Crossing the Gigante glacier towards the Aiguille du Midi

Although it may seems like a "scenic walk", the Vallée Blanche should not be underestimated, as it is an itinerary that involves crossing the Gigante glacier. It is always necessary to be accompanied by an Alpine Guide who knows the itinerary very well and knows how to avoid the dangers.

We go up by cable car to Punta Helbronner (3.462m), we wear harnesses and crampons and we tie ourselves together.

The first section makes us lose altitude and then we start to climb towards the Aiguille du Midi. The last section includes the ascent of the snow-covered ridge of the Aiguille du Midi, reaching 3.842m.

The return is with the panoramic cable car which takes us back to Punta Helbronner.

4

M

4559

Monte Rosa

Methodos - M4810 - Monte Rosa

2 full-immersion days of technical alpine skill training on Monte Rosa

The Monte Rosa is a mountain range that is found in the Pennine Alps, along the watershed line between Italy (on the border of the Aosta valley and Piedmont) and Switzerland. It gives name to the Monte Rosa Alps supergroup, which in turn is composed of various important groups and subgroups, east of the Cervino and south-east of the Mischabel range. It is the most extended range in the Alps, and second in height after the Mont Blanc. It is the highest mountain in Switzerland and the second in Italy, and has the highest average height, containing 9 of the 20 highest peaks of the chain.

5

M

4061

Gran Paradiso

Methodos - M4810 - Gran Paradiso

The Gran Paradiso is the only mountain over 4000m that is fully on Italian territory

The Gran Paradiso is the only mountain over 4000m that is fully on Italian territory. A classic and fascinating climb: after a first part on ice, to be able to reach the peak marked by a statue of the Virgin Mary, you must pass some simple rocky crossings.

6

M

4810

Monte Bianco

Methodos - M4810 - Monte Bianco

Mont Blanc (Monte Bianco in Italian) is a mountain situated in the North-occidental Alps, in the Graian Alp range, on the watershed line between the Aosta valley (val Veny and val Ferret in Italy), and Haute-Savoie (the Arve valley in France), in the territories of Courmayeur and Chamonix, which give name to the Mont Blanc Massif, belonging to the subsection of the Mont Blanc Alps.

It’s 4808,72m (the last official measure was taken September 13, 2017) make it the highest mountain in the Alps, in Italy, in France, and in general in Europe if we exclude the Caucuses. This is why it’s called the King of the Alps. It shared a spot on the list of the highest Seven Summits with Mount Elbrus in the Caucuses.

Primarily granite full of peaks and crests, cut by deep glacial valleys, it is internationally renowned for its climbing and, from a historical point of view, the birth of mountaineering coincides with its first ascent: August 8, 1786.