Siamo entrati nell’ultima fase di questa grande opera. Il sipario si abbassa, ma c’è movimento dietro le quinte, tensione nell’aria: quando si alzerà la prossima volta, sarà per l’atto finale.
È questa la sensazione che accompagna il periodo successivo all’ultima uscita, quella al Rifugio Gianetti. È arrivato l’inverno, e con esso le difficoltà di portare avanti l’allenamento “collettivo” di Methodos in montagna. Quando la prossima primavera tornerà a sciogliere la neve e a rendere accessibili le montagne, sarà il momento del dunque e raccoglieremo i frutti di quanto avremo seminato anche in questi mesi. Sia sul sentiero sia nel Change.
Le prossime sfide alpinistiche saranno i Quattromila, e allora gambe, forza, fiato e tutto il resto dovrà essere in splendida forma, dovremo essere pronti a dare il massimo.
Sarà anche il momento delle prossime sfide di M4810, come palestra di Change Management prima di tutto. Un progetto che è costato tempo, fatica, impegno, e di cui dovremo valutare con metodo scientifico i benefici e le conseguenze.
Il processo, in questo caso più che mai, ha un suo valore intrinseco, che prescinde dal raggiungimento del traguardo. La meta (o la vetta, nel nostro caso) è almeno in parte una conseguenza dell’acquisizione corretta di un metodo.
Non miglioriamo la nostra capacità di cambiare, la famosa “changeability”, arrivando in cima al Monte Bianco. Piuttosto, raggiungere la cima più alta d’Europa sarà una testimonianza di quanta strada si possa fare con un metodo corretto, un approccio strutturato al Change Management, un’analisi continua e onesta dei miglioramenti.
Raggiungeremo la vetta, ovvero avremo migliorato la changeability, perché avremo messo in moto un processo di cambiamento strutturato e ambizioso che ha coinvolto decine di persone.
Persone che, in molti casi, non erano affatto pronte a farlo.
Persone che hanno affrontato una sfida mentale prima ancora che fisica, che hanno applicato metodi e pratiche collaudate ma mai utilizzate in questo ambito, nel contesto dell’alpinismo.
Persone che, in ultima analisi, sono diventate più forti, più sicure di sé, più attive, perfino più sane.
Persone che, in quanto consulenti di Change Management, sono diventate dei veri e propri “portatori sani di cambiamento”, e che, in virtù dello sforzo fatto, possono contagiare altri con cui entreranno in contatto.
Un esperimento riuscito, che dimostra che se uno cambia il proprio mindset, si allena adeguatamente, modifica le proprie abitudini e si affida alla GUIDA corretta (intesa non solo come entità ma anche e soprattutto come modello, processo), si può riuscire a fare qualsiasi cosa.