La prima uscita di preparazione del progetto M4810 è stata un’esperienza forte. Come sempre quando ci si spinge fuori dai sentieri battuti, quando si cerca di fare qualcosa di molto innovativo per la prima volta, si deve navigare a vista. È un percorso continuo di tentativi ed errori, in cui di volta in volta si impara qualcosa da quella precedente, e ci si migliora di conseguenza.
Tanto più quando si parla di qualcosa di così lontano dalle attività tipiche di un’azienda, quanto un trekking in montagna! Che ne sanno dipendenti e collaboratori che si occupano di change management, di cosa significhi organizzare un trekking? Come si fa a definire qualcosa che sia al tempo stesso una sfida adeguata per tutti ma non eccessiva per nessuno? Non è facile, per niente.
Prima dell’uscita iniziale, che ci ha portato a conquistare i Piani di Artavaggio, si è tenuto un incontro preliminare su come affrontare la montagna e l’allenamento. E in quell’occasione, era apparso chiaramente che il gruppo è molto disomogeneo sulla percezione di questa avventura. Tutti sono curiosi e interessati, ma spesso anche preoccupati di non essere all’altezza. Ciascuno parte da un livello diverso: c’è chi si allena ogni mattina andando a correre prima del lavoro, e chi considera il massimo sforzo fare la spesa dopo l’uscita dall’ufficio. Chi passa un weekend sì e uno no in montagna, e chi al massimo ha messo gli sci ai piedi una volta. E per quanto lo scopo di questa sfida sia proprio quello di cambiare il proprio mindset, scoprendo il proprio potenziale e allenandolo, alcuni fanno più fatica di altri a individuarlo.
E così, dopo la prima uscita, bellissima ma anche molto sfidante, è importante fare il punto della situazione con un altro meeting. Tirare le somme, e imparare dagli errori per migliorare il tiro. Ricordare ai membri del gruppo che uno dei punti fondamentali del progetto è l’inclusione, e che ciascuno può trovare e scegliere il modo più adatto a sé per partecipare.
E così, eccoli tutti di nuovo radunati in una stanza, a osservare delle slide che hanno come sfondo una montagna. A tutti sono state poste due domande: “quanto ti ritieni preparato rispetto alle prossime tappe?”, e “quanto hai voglia di continuare quest’avventura?”. Le risposte, anonime, formano un grafico. Per la prima domanda, il picco si concentra nel mezzo, un generico “né poco né tanto”. Per la seconda invece, con grande piacere di tutti, la stragrande maggioranza di risposte è spostata verso la fine: “molto”!
Un buon traguardo per la prima uscita, un ottimo punto di partenza per la seconda. È stato un bellissimo segnale che i leader dell’azienda siano rimasti alla tappa intermedia, che ha dato animo a tutti, ma riuscire a raggiungere la meta come un solo corpo è una componente importante di questi allenamenti. E durante la salita si sono ricreate bellissime dinamiche lavorative, di supporto reciproco tra colleghi e amici. Ma è comunque chiaro che bisogna cambiare qualcosa. Il fatto di non essere riusciti a raggiungere la meta finale tutti insieme, dovendosi separare in due gruppi diversi, ha fatto sentire ad alcuni il peso della propria mancanza di allenamento. È da qui che bisogna iniziare a programmare la tappa successiva! Serve un traguardo raggiungibile da tutti, una vittoria collettiva.
E così la Val Masino si è candidata come meta ideale: un percorso sfidante, un vero ambiente montano. Un paesaggio bellissimo, da togliere il fiato. E un unico rifugio da raggiungere, tutti insieme, per poi solo eventualmente continuare separati. Una sfida difficile per tutti, ma impossibile per nessuno.
Ce la faranno i nostri eroi a raggiungere la meta, non solo dal punto di vista personale ma anche e soprattutto da quello del team?