La montagna, per definizione, è il terreno ideale dell’imprevedibile. Come il CAI ci aveva detto[1] in una delle prime lezioni tenute nei nostri uffici, “il rischio zero in montagna non esiste”. Non è una questione di inesperienza o di errore umano, ma di impossibilità di avere controllo totale su variabili esterne come le forze naturali. Questo sta diventando sempre più vero, con i cambiamenti climatici che lentamente ma inesorabilmente impattano anche quelle che erano date come “certezze”. La mobilità dei ghiacciai, per esempio, che oggi rende sempre meno sicuri, perché appunto meno “prevedibili”, anche passaggi alpinistici relativamente semplici.
Ma non è lo stesso in azienda? Il digitale agisce come il cambiamento climatico, accelerando i mutamenti, spingendoli velocemente in direzioni impreviste. I mutamenti ci investono, che lo vogliamo o no. Non ci si può sottrarre, solo preparare. L’unico modo per restare vincenti allora è restare in movimento. Fluidi, pronti a cambiare, a cogliere i segnali deboli con grande anticipo e implementare soluzioni innovative in tempi rapidi.
Bisogna quindi fare tesoro dell’imprevedibilità, sfruttarla come campo di prova supremo di tecniche e pratiche innovative. È questo il principio cardine di M4810 come palestra di change, come allenamento ad una mentalità volta al cambiamento continuo. Ci insegna a non fare affidamento su pratiche obsolete solo perché consolidate, ma piuttosto a cercare la via migliore, la soluzione più adatta al contesto e alla situazione. Ci spinge ad applicare lo stesso approccio nella nostra vita personale e nel nostro lavoro.
Ad esempio, in montagna un abbassamento delle temperature può cambiare le condizioni anche del sentiero più sicuro, rendendolo instabile. Essere a conoscenza di questa imprevedibilità la rende, in qualche modo, più prevedibile, e se si è disposti a rimanere flessibili e pronti a cambiare, è comunque possibile conquistare l’obiettivo in sicurezza, percorrendo un’altra via. Allo stesso modo funzionano gli esseri umani e le attività di Change Management.
Bisogna conoscere la tecnica, il percorso, ma avere la lucidità necessaria per valutarlo alla luce della singola situazione ed eventualmente modificarlo di conseguenza. Dobbiamo insomma ricordarci che non esistono percorsi standardizzati, né in montagna né nel cambiamento.