Uno degli aspetti più interessanti del progetto M4810 è vedere quanto Methodos possa davvero applicare ciò che sta affrontando in montagna a quello che aiuta i clienti a fare ogni giorno. È “una vision che diventa reale”, come è stato giustamente detto in qualche commento all’impresa. È uno stimolo continuo ad affrontare gli aspetti su cui quotidianamente fanno consulenza: la resistenza al cambiamento, l’introduzione di nuove abitudini, il senso di partecipazione collettiva, la leadership come role model etc.
Sono tutti elementi che troviamo in quest’impresa, con cui ci dobbiamo confrontare ad ogni uscita: la preoccupazione di chi non è avvezzo alla montagna, di chi non si sente abbastanza sicuro o preparato e vorrebbe, anche inconsciamente, tornare nella più familiare “comfort zone”; la persistenza delle vecchie abitudini, di chi non si allena o si alimenta in maniera scorretta; la frustrazione di chi non raggiunge la vetta e quindi non si sente abbastanza coinvolto; l’ansia di chi già è bravo e non vuole staccare il team, i leader che si domandano che ruolo devono giocare all’interno della sfida; insomma, è una grande palestra di Change Management, una in cui ci si allena sempre sopra i mille metri e in condizioni di estrema difficoltà. Solo una squadra molto forte poteva pensare di affrontarla, e ancor più importante, solo una molto sicura di essere in grado di cambiare le persone, l’organizzazione e il team.
Cosa succederebbe, se si facesse un errore? Cosa accadrebbe se tutto questo fosse un fallimento? Cosa succederebbe se invece ci riuscissero?
Un giorno, mentre torniamo verso valle dopo una delle ascensioni più spettacolari affrontate finora, quella alla cima del Monte Fallère, questo tema viene fuori. Stiamo chiacchierando, e riflettendo sull’enorme opportunità di crescita e di cambio di mindset che questa esperienza rappresenta, ma anche dei rischi e delle insidie che nasconde. Parlando di questo tema, esprimo un pensiero che mi è passato per la testa quel giorno quando, arrivati a metà percorso e battuti brutalmente da un vento gelido, abbiamo dovuto decidere di non aspettare tutto il resto del gruppo ma di cominciare a salire verso la vetta a scaglioni. Era una decisione logica per tantissimi motivi, in primis perché il sentiero che ci aspettava aveva un pezzo di via ferrata che avremmo dovuto fare in cordata, proseguendo a gruppi.
Ma in quel momento, parlando della nostra avventura, mi è venuto un dubbio: “E se avessimo sbagliato? Se fosse stato un errore non aspettare tutto il gruppo, e avessimo lanciato un messaggio scorretto di individualismo?”.
"Potremmo commettere degli errori in questo percorso. Potremmo averne fatto uno oggi, potremmo commetterne un altro la prossima volta...in fondo nessuno di noi ha mai affrontato qualcosa di simile, probabilmente in generale nessuna società l’ha mai fatto. Siamo pionieri nell’applicazione del Change Management alla nostra stessa azienda, spingendo tutte le nostre risorse verso qualcosa di difficile, una sfida che potrebbe indebolirci invece di rafforzarci” commenta uno dei partecipanti con cui affronto la salita.
“Ma noi abbiamo dalla nostra un grande punto di forza: stiamo affrontando un percorso. Questa non è un’uscita slegata dalle altre, è una tappa nel percorso verso il Monte Bianco, e anche una tappa nel percorso di cambiamento di mindset che stiamo percorrendo. È un cambio di prospettiva enorme. In quest’ottica, non ci sono errori: ci sono solo lezioni da imparare. Anzi, ogni errore ci rafforza, perché ci mette davanti alla sfida successiva, ci fa porre delle domande e trovare delle risposte. Tentiamo una strada, e vediamo che non porta da nessuna parte. Allora ne percorriamo un’altra, ma scopriamo che è troppo ripida e che non riusciamo a salire. Ma ogni volta abbiamo escluso un metodo, abbiamo imparato qualcosa su noi stessi e sulla strada, e ogni “errore” ci porta un passo più vicino alla meta finale”.
Lo ascolto rapita, sorpresa nel valutare questi aspetti che non avevo preso in considerazione. È vero, è il motivo per cui Methodos ha progettato questo percorso su un arco di due anni. Forse avremmo potuto farlo in meno tempo, forse avremmo potuto condensare tutte le attività in pochi mesi, allenarci di più in meno tempo, allenare solo quelli già sportivi e con alto potenziale e trovarci a raggiungere la vetta ugualmente. Ma non era questo il punto. I consulenti di Methodos non sono allenatori sportivi, si occupano di Change Management: creano le condizioni perché un cambiamento di mentalità profondo avvenga, perché avvenga bene e perché continui a durare nel tempo.
E così, se non avessimo progettato tappe sempre più sfidanti nell’arco di questi due anni, raggiungere quella meta ci sarebbe sembrato impossibile. Al contrario, arrivando ogni volta un po’ più in alto, spingendo ad ogni uscita la propria personale asticella non solo fisicamente ma anche psicologicamente e quella del gruppo un po’ più in là, alla fine riusciremo a conquistare la meta ciascuno con le proprie forze.
E quando nel 2021, dopo aver conquistato il Bianco, non dovremo più allenarci o mangiare in un certo modo perché supportati dall’azienda, continueremo a farlo ugualmente, perché il cambiamento sarà avvenuto ad un livello più profondo, quello delle abitudini, della consapevolezza e del mindset.
O magari continueremo a salire, chissà, e la prossima meta sarà l’Everest. Intanto, noi cambiamo.